Di recente ho trovato in un testo l’espressione “modulare l’emozione”, per descrivere una delle possibilità che abbiamo per “vivere” le nostre emozioni e l’ho trovata molto evocativa.
Mi ha fatto pensare alla radio ed a quanto il volume del suono possa essere importante per godere pienamente della musica che stiamo ascoltando.
Se il volume è troppo alto è probabile che in maniera automatica porteremo le mani alle orecchie per proteggerci dalla musica ed evitare quel suono che è diventato ora solo un “rumore” fastidioso.
Allo stesso tempo se il volume è troppo basso la canzone che scorre non catturerà la nostra attenzione, probabilmente non ce ne accorgeremo nemmeno e non potremo apprezzarne la melodia né comprendere il testo.
In entrambi i casi non riusciremo ad ascoltare la musica o la canzone, non potremo goderne né capire se ci piace o no.
E’ quello che può accadere quando vogliamo esprimere a qualcuno che siamo arrabbiati con lui/lei.
Se il “volume” della nostra espressione è troppo alto, se le nostre parole sono cariche di offese, colpa, condanna e giudizi, è probabile che l’altro, in modo automatico, sia costretto a tapparsi le orecchie per difendersi da queste parole, da questo “suono” fastidioso, doloroso, a volte perfino minaccioso e finirà per non lasciare entrare nulla di ciò che noi vogliamo comunicare.
Allo stesso tempo se ci limitiamo a canticchiare dentro di noi la nostra canzone, se il volume della nostra comunicazione è troppo basso, se non lo alziamo quel tanto che è necessario affinché le nostre parole, le nostre ragioni, le nostre emozioni arrivino chiare, è probabile che l’altro non si accorga nemmeno di cosa stiamo dicendo e non potrà darci di certo l’attenzione che meritiamo o che vorremmo.
In entrambi i casi il risultato sarà lo stesso: non riusciremo a far sì che l’altro riceva il nostro messaggio e capisca ciò che pensiamo, sentiamo o desideriamo.
Ci sono però altre situazioni in cui le emozioni che proviamo ci avvisano di qualcosa che sta accadendo fuori e che richiede la nostra attenzione, che è comunque importante guardare, analizzare e rispetto alla quale dobbiamo forse agire o prendere una decisione.
Penso ad esempio a quando ci capita di avere paura.
Quando il volume , l’intensità di ciò che proviamo è troppo alta, rischiamo di rimanere fermi, paralizzati, con le mani sulle orecchie per difenderci da un “suono” per noi intollerabile, senza avere la capacità di decidere o di agire in alcun modo.
Se al contrario siamo noi ad abbassare il volume per non sentire, se scegliamo di non voler ascoltare ciò che proviamo dentro ed il significato che ha per noi, non potremo dare la giusta attenzione a ciò che sta accadendo, né potremo fare nulla a riguardo.
In un modo o nell’altro finiamo per essere impotenti.
E che ne dite poi della gioia?
Provate ad abbassare il volume al minimo quando siete felici; non funziona!
Quando siamo felici cantiamo a squarciagola e in macchina o in casa, alziamo il volume della radio a tutto. La gioia richiede un volume sostenuto e vigoroso che esprima la pienezza, l’intensità e il senso di espansione che proviamo quando siamo felici, soddisfatti, energici, gratificati.
Se però teniamo il nostro “volume interno” troppo basso, corriamo il rischio di non sentire bene la gioia che proviamo; corriamo il rischio che la nostra gioia passi così, come una canzone flebile in sottofondo e finiamo per non accorgerci nemmeno dei momenti piacevoli che viviamo ogni giorno.
Allo stesso modo potrebbe essere importante, per esempio nella coppia, saper comunicare all’altro chiaramente e con un volume adeguato, ciò che vogliamo, ciò che ci piace e ci gratifica. In questo modo daremo all’altro la possibilità di partecipare della nostra gioia, di comprendere e di conoscere quello che ci aspettiamo, quello che per noi ha un valore e che ci rende felici.
Allora quando ti capita di non “sentire” bene dentro di te o quando credi di non essere ascoltato come vorresti, nel dubbio, dai un occhio al volume della tua radio!